Palermo è bellissima, checché ne dicano i catanesi che, certo, sono più organizzati ma,
al di fuori di quattro stradelle e una montagnetta che sputazza rutti tiepidi non hanno,
manco le panelle sanno fare.
(Non mi voglio distrarre) dicevo (prendo un caffé).
Palermo è bellissima, con Baddarò e ‘A Vucciria, coi quattro canti e piazza della vergogna,
coi palermitani, accoglienti e sbigottiti, in mezzo a una moltitudine di pakistani, cinesi e senegalesi.
(Non basta, un caffé non basta) mi sto distraendo (mi sento strano).
Ci riprovo.
Palermo è bellissima, anche coi cumuli di spazzatura alti tre metri che l’azienda della nettezza urbana
è fallita ma ancora, alcuni lavoratori, raccolgono e non si capisce mai, dico, mai che succede,
forse il fetore di certe zone, forse la rabbia ribollente sotto pelle, confonde.
(Non c’è caffeina, theina, anfetamnina, cocaina che tenga) non ce la posso fare (devo andare in bagno).
Palermo è bellissima, col suo alternarsi di locali molto chick, dove il caffè è servito in tazzine incandescenti
e baretti dismessi dove vendono arancine untissime, iris mastodontiche, cartocci pandimensionali,
calzoni fritti misticamente e sfinci che San Giuseppe avrebbe peccato eccome.
(Ho un danno cerebrale.
È ufficiale) mi cola il sangue dal naso come in “X-Files” (credo di essere stato 'addotto').
Palermo è bellissima, e ho lasciati lì, in una cassetta di sicurezza virtuale, un pezzo del mio cuore
e un pezzo del mio cervello, quelli che presiedono al concetto di “casa”.
Non mi mancano più Mondello con Partanna che si inerpica alle sue spalle,
l’Arenella, Monte Pellegrino, Corso Calatafimi, Palazzo Abatellis, la Marina,
le mille chiese dal barocco opulento, il popolo palermitano
e le sue mitologie su una Nobiltà decaduta e mai realmente condivisa.
(Ho un divaricatore emotivo nel cervello) No… non ho sangue al naso, ne ho a go-go dentro e,
a volte, spicca nella sua palermitanità (Và dove ti porta la dicotomia).
Palermo è bellissima, con quella sua quinta dimensione propria di fatta di odore/colore/sapore
e le persone che conosco e che ho ritrovato sono fiori preziosi, dal profumo inebriante.
Il loro corpi non sono freddi e distaccati e le loro menti non sono oppresse dai cliché imperanti altrove.
Amare, per loro, significa “accogliere”, cosa rara, rarissima altrove. Loro, il segreto, lo conoscono…
è la differenza tra ospitare e accogliere.
(Ma è un canto d’amore verso Palermo, questo post. E io che volevo parlare di come sono confuso
e tramortito dal risentire certi bei sentimenti) Ok, voglio un caffè… solo quello
(la maleducazione sentimentale).
Quindi…
Palermo è bellissima! (ma davvero… volevo dire altro).
il fusso di pensieri solo all'apparenza caotico